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lunedì 5 dicembre 2011

Quali sono i rischi ipotizzati? Opinioni discordanti

Alcuni studiosi hanno ipotizzato che le onde elettromagnetiche emesse dai telefoni cellulari possano arrecare danni alla salute dei consumatori. Ma come esattamente? Le varie ricerche effettuate hanno dato risultati controversi: alcune non hanno evidenziato una correlazione diretta tra uso di telefoni cellulari e l'insorgenza di malattie come il cancro, altre invece hanno associato a una esposizione prolungata protratta nel tempo (dieci o più anni) l'aumento al rischio dell'insorgenza di tumori al cervello.





Cerchiamo ora di ripercorrere brevemente le varie ricerche più importanti effettuate nell'ultimo ventennio, tentando di capire come mai si siano ottenuti questi esiti così opposti seppur  provenienti da istituti di tutto rispetto.

L'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS - WHO in inglese) istituita dall’ONU nel 1984, sostiene da diversi anni la ricerca sui rischi sanitari delle onde elettromagnetiche dei cellulari. Secondo questa istituzione "a tutt’oggi, non è stata fornita conferma di alcun effetto nocivo  dovuto ad esposizioni a lungo termine a bassi livelli di campi elettromagnetici, a  radiofrequenza o a frequenza industriale; comunque, gli scienziati continuano attivamente  le ricerche in questo settore. [...] Esperimenti condotti  su volontari sani indicano che esposizioni di breve durata, ai livelli  di campo presenti nell’ambiente o in casa, non provocano alcun effetto nocivo evidente. Esposizioni a livelli più elevati, che potrebbero essere pericolose, sono prevenute dalle linee guida nazionali ed internazionali.   Il dibattito  attuale si concentra sulla possibilità o meno che l’esposizione prolungata a bassi livelli di  campo possa sollecitare risposte biologiche  e influenzare lo stato di benessere delle persone. [...] In risposta ai crescenti interrogativi su possibili effetti sanitari delle sorgenti di campi  elettromagnetici, il cui numero e la  cui varietà vanno continuamente aumentando,  l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha avviato nel 1996  un grande piano di  ricerca multidisciplinare. Il Progetto internazionale CEM mette insieme conoscenze e  risorse che sono attualmente disponibili presso le maggiori agenzie ed istituzioni  scientifiche internazionali e nazionali. [...] Negli ultimi 30 anni, sono stati  pubblicati circa 25.000 articoli scientifici nel settore degli effetti biologici e delle applicazioni mediche delle radiazioni non ionizzanti. Sebbene alcuni  abbiano la sensazione che si debbano svolgere ancora più ricerche, le conoscenze  scientifiche in questo campo sono oggi più  ampie che per la maggior parte degli agenti  chimici. Sulla base di una recente ed approfondita rassegna della letteratura scientifica, l’OMS ha concluso che le evidenze attuali non provano che l’esposizione a bassi livelli di campi elettromagnetici abbia alcuna conseguenza sulla salute. Esistono comunque alcune lacune nelle conoscenze sugli effetti biologici, che richiedono ulteriori ricerche." (Per un approfondimento Cosa sono i campi elettromagnetici?) La posizione dell'OMS è cambiata, ma lo vedremo più avanti.

Henry Lai e Gerry Phillips Già nel 1993 Henry Lai dell’Università di Seattle aveva ottenuto dei risultati che contrastavano con quelli sponsorizzati dall’OMS. Dal suo studio risultò che i ratti esposti per 2 ore alle onde del cellulare presentavano il DNA interrotto. Un effetto biologico che può essere all’origine del cancro. Le sue considerazioni vennero tuttavia sminuite.
Dr. Henry Lai
Succesivamente tale ricerca venne ripresa da Gerry Phillips il quale ottenne gli stessi risultati di Lai. Tuttavia i ricercatori non sono giunti a stabilire un rapporto di causa-effetto tra l’esposizione prolungata a campi elettromagnetici e precisi disturbi o malattie, in particolare il cancro.


Università di Manchester Secondo uno studio dei ricercatori di tale università l'esposizione alle radiazioni emanate dai telefonini non incide significativamente sull'aumento del rischio di tumore al cervello. I ricercatori britannici hanno osservato i dati tracciati dalle ultime diagnosi sui tumori al cervello registrate dal 1998 al 2007. Precisando che un aumento di casi si è comunque rilevato nel periodo preso in considerazione, durante il quale l'uso dei cellulari è salito dallo 0 al 65%, i ricercatori sostengono che l'incidenza dei telefonini sulla comparsa della malattia contribuisce per meno di un caso ogni 100mila individui e che le radiazioni elettromagnetiche non sono cancerogene in sé, ma potrebbero esserlo in caso di un'esposizione duratura. (Per ulteriori approfondimenti).

Intervista a Henry Lai (in inglese)


Associazione Nazionale dei Medici Americani (AMA) La loro opinione (tesa ad osservare più le conseguenze dell'uso dei cellulari sul cervello in sé che non gli effetti clinici) è che l’esposizione ai campi elettromagnetici ha un'influenza sull’attività cerebrale. Lo studio ha infatti dimostrato che dopo una telefonata al cellulare di 50 minuti il metabolismo del glucosio nel cervello risulta alterato, facendone registrare un aumento significativo, pari a circa il 7%. (Effects of Cell Phone Radiofrequency Signal Exposure on Brain Glucose Metabolism - Jama).
Lunghe telefonate con il cellulare modificherebbero quindi l'attività del cervello nelle zone più vicine alla posizione dell'antenna del telefono, tuttavia va sottolineato che la ricerca non specifica se questo cambiamento dell’attività celebrale abbia dei significati dal punto di vista della salute. Non è infatti chiaro se un aumento del metabolismo del glucosio sia da considerare deleterio o addirittura positivo, ma ad ogni modo rappresenta la prima dimostrazione di un effetto non termico delle onde elettromagnetiche sulle cellule cerebrali. I ricercatori fanno infine notare come siano assolutamente indispensabili nuovi studi, per capire i potenziali effetti a lungo termine per la salute di queste alterazioni.

Consiglio Nazionale delle ricerche (CNR) In una ricerca di prossima divulgazione il CNR "sarebbe giunto alla conclusione che l'uso dei telefoni cellulari può provocare il cancro, come ritengono gli esperti dell'Organizzazione mondiale della sanità. Il Cnr sta infatti lavorando da tempo a una ricerca "sui rischi legati all'esposizione dell'uomo all'inquinamento elettromagnetico prodotto dai più moderni cellulari", dice a TMNews il ricercatore del Consiglio nazionale delle ricerche Settimio Grimaldi, biofisico specializzato in elettromagnetismo: un lavoro nato da una collaborazione con il Codacons, che infatti sostiene l'allarme dell'Oms e ha ipotizzato una class action contro i produttori di cellulari e sistemi wireless affinchè "indichino, come per i pacchetti di sigarette, che il loro abuso può fare male alla salute". I risultati della ricerca, precisa Grimaldi, sono ancora allo studio dei ricercatori (dovrebbe essere pronta nei prossimi 10 giorni), ma si può anticipare che "siamo perfettamente in accordo con quanto ha concluso l'Oms e cioè che la telefonia cellulare può essere un rischio per la salute dell'uomo. Una tecnologia che comunque diventa praticamente innocua se usata con parsimonia e con tutte le strategie per diminuire l'entità del campo elettromagnetico che arriva al cervello, come usare l'auricolare e parlare al cellulare solo se strettamente necessario". Grimaldi ricorda che "la diatriba sul fatto che l'esposizione alle radiofrequenze porta malattie neoplastiche, perlomeno negli animali, dura almeno da 15 anni: di certo l'abuso delle telefonate al cellulare è sempre una cosa negativa. Il problema ci sarebbe comunque solo quando si parla, se il cellulare è solo acceso non ci sono pericoli", conclude." (Da: First online).

ICNIRP "E’ comunque opinione dell’ICNIRP che la letteratura scientifica pubblicata successivamente alle linee guida del 1998 non abbia fornito evidenza di alcun effetto nocivo al di sotto delle restrizioni di base e non richieda un’immediata revisione delle raccomandazioni dell’ICNIRP per la limitazione dell’esposizione a campi elettromagnetici ad alta frequenza. La base biologica di queste raccomandazioni rimane quella di evitare effetti negativi come un “fermo del lavoro” dovuto un lieve stress termico sul corpo intero e/o un danno ai tessuti a causa di un eccessivo riscaldamento locale (D’Andrea et al 2007). Per quanto riguarda interazioni non termiche, è impossibile per principio escluderne la possibile esistenza, ma la plausibilità dei vari meccanismi non termici proposti è molto bassa. Inoltre, i recenti studi di genotossicità e di cancerogenicità, in vitro e su animali, sono nel complesso piuttosto coerenti e indicano che tali effetti non siano verosimili a bassi livelli di esposizione. Pertanto, l’ICNIRP conferma, fino a nuovo avviso, le restrizioni base del 1998 nell’intervallo di frequenza 100 kHz – 300 GHz,." E ancora "I singoli risultati nazionali e multinazionali pubblicati fino ad ora non indicano però un aumento del rischio di tumori nella testa con l’uso di telefoni cellulari, entro 10 anni dal primo utilizzo. Occorrono maggiori dati prima di poter trarre delle conclusioni per durate più lunghe (ICNIRP in corso di stampa). I dati epidemiologici su possibili effetti sanitari di esposizioni croniche del corpo intero a bassi livelli di intensità, prodotti da trasmettitori a radiofrequenza in condizioni di campo lontano, sono scarsi, soprattutto per la mancanza di una soddisfacente valutazione dell’esposizione individuale. I pochi studi con una stima adeguata dell’esposizione non hanno rivelato alcun effetto sanitario. I livelli di esposizione dovuti alle stazioni radio base della telefonia cellulare sono generalmente attorno a un decimillesimo dei limiti raccomandati dalle linee guida. (per ulteriori approfondimenti).
In un comunicato del 2010 l'ICNIRP afferma che "La possibilità che lʼuso del telefono cellulare possa accrescere il rischio di tumori cerebrali è da diversi  anni  motivo  di attenzione  da  parte  del  pubblico.  Se  esistesse,  tale  rischio  sarebbe  molto  importante dato il gran numero di utenti in tutto il mondo. Quindi, la pubblicazione dello studio Interphone, di gran lunga il più ampio finora pubblicato su questo tema, era atteso con ansia. [...] Non si è trovato nessun aumento del rischio di tumori cerebrali nelle persone che dichiaravano il più alto numero di conversazioni, ma si è osservato un apparente aumento del rischio nei soggetti appartenenti alla più alta tra dieci categorie di ore complessive dʼuso  dichiarato  del  telefono  cellulare. [...] LʼICNIRP ha recentemente pubblicato una rassegna dei dati scientifici sugli effetti sanitari dellʼesposizione ai campi elettromagnetici a radiofrequenza prodotti dai telefoni cellulari. Abbiamo concluso che i dati esistenti non indicano un aumento del rischio di tumori cerebrali negli utilizzatori di telefoni cellulari,  entro  la  durata  dʼuso  finora  studiata.  La  successiva  pubblicazione dello studio Interphone ha aggiunto molto alla mole di dati disponibili. LʼICNIRP giudica però, sulla base di un esame preliminare dei risultati, che questi non modifichino le conclusioni globali. LʼICNIRP ritiene quindi che i risultati dello studio Interphone non forniscano alcun motivo per cambiare le attuali linee guida. Come parte del suo processo di continua revisione scientifica, lʼICNIRP pubblicherà, nei tempi opportuni, una valutazione aggiornata e dettagliata dei dati epidemiologici su telefoni cellulari e tumori cerebrali, compresi i risultati dello studio Interphone."

ISS, Interphone e Susanna Lagorio "Nel più grande studio epidemiologico condotto finora, l’uso del telefono cellulare non risulta legato allo sviluppo di tumori cerebrali. È il dato principale che emerge dall’articolo pubblicato dal gruppo di studio Interphone sull’International Journal of Epidemiology
Nel più grande studio epidemiologico condotto finora, l’uso del telefono cellulare non risulta legato allo sviluppo di tumori cerebrali. È il dato principale che emerge dall’articolo pubblicato dal gruppo di studio Interphone sull’International Journal of Epidemiology.
Lo studio Interphone, promosso e coordinato dall’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro (IARC), è stato realizzato tra il 2000 e il 2004 in 13 Paesi, tra i quali l’Italia. La direzione dello studio italiano è stata affidata all’Istituto Superiore di Sanità.
Interphone è uno studio caso-controllo basato su interviste, finalizzato a valutare la relazione tra uso del telefono cellulare e rischio di tumori cerebrali (gliomi e meningiomi) e di alcune altre neoplasie (neurinomi del nervo acustico e tumori delle ghiandole salivari). 
Sono state intervistate oltre 10.700 persone, tra i 30 e i 59 anni di età (2.708 casi di glioma, 2.409 casi di meningioma e 5.634 "controlli" non affetti da tumore cerebrale). Ai partecipanti è stato chiesto se avessero mai usato un telefono cellulare, quando avevano iniziato, quante volte al giorno lo utilizzavano e quanto tempo duravano le telefonate. 
[...] Né per il glioma, né per il meningioma, si sono osservati incrementi di rischio in relazione alla durata dell’uso del cellulare, neppure tra gli utilizzatori a lungo termine (10 o più anni). Inoltre, non è stata rilevata alcuna tendenza all’aumento del rischio di tumore cerebrale all’aumentare del numero totale di chiamate e neppure all’aumentare delle ore cumulative d’uso. 
Nell’insieme, lo studio non ha rilevato alcun incremento del rischio di tumori cerebrali legato all’uso dei telefoni mobili. Si tratta di un risultato particolarmente solido sia perché le dimensioni dello studio assicurano margini di errore davvero ridotti, sia perché l’omogeneità dei risultati ottenuti in tanti Paesi diversi contribuisce a rafforzarne la credibilità. Le osservazioni, inoltre, sono coerenti con i risultati degli esperimenti in laboratorio che non hanno finora dimostrato che i campi elettromagnetici a radiofrequenza usati nella telefonia cellulare abbiano effetti cancerogeni. 
Interphone non ha rilevato alcun incremento del rischio di tumore cerebrale tra chi aveva iniziato ad usare il telefono cellulare 10-12 anni prima: si tratta di un’informazione rilevante, che prima di oggi non si aveva. 
La ricerca prosegue in varie direzioni: dalla sorveglianza dell’incidenza di tumori cerebrali nella popolazione, a studi caso/controllo su tumori cerebrali e telefoni cellulari nei bambini, a studi prospettici di coorti di utilizzatori." (Da: 
ISS 17 Maggio 2010).


Hardell e Hansson Mild "Stando ai loro risultati le persone che usano il cellulare da un decennio o più, anche solo per un’ora al giorno, hanno il doppio di possibilità di sviluppare un tumore nel lato del cervello dove di solito appoggiano il dispositivo. A quanto sostiene l’Independent, che ha riportato lo studio, i risultati sarebbero tanto importanti quanto preoccupanti, perché mettono insieme ricerche su persone che hanno usato il cellulare per un tempo abbastanza lungo da poter contrarre la malattia. Finora, infatti, le rassicurazioni ufficiali sulla sicurezza dei cellulari si basavano su ricerche compiute, nella migliore delle ipotesi, su un campione ristretto, ma il cancro impiega almeno 10 anni per svilupparsi, quindi questi studi erano giocoforza parziali. I due professori hanno riunito i risultati di 11 precedenti studi svolti in Svezia, Danimarca, Finlandia, Giappone, Germania, Stati Uniti e Inghilterra, che ribadivano l’aumento del rischio di sviluppare il cancro, soprattutto nel lato di cervello dove la gente è solita appoggiare il telefono. Cinque dei sei studi sui «gliomi», tumori delle cellule che proteggono quelle nervose, avevano confermato il potenziale pericolo, mentre quattro relazioni su cinque avevano rilevato la presenza di neuromi acustici, forme tumorali benigne ma spesso causa di invalidità come la sordità. I due svedesi hanno così raccolto i risultati per analizzarli nel loro complesso e hanno perciò stabilito che le persone che usano il telefonino da un decennio o più hanno il 20% in più di possibilità di contrarre una patologia come il neuroma acustico e il 30% in più di sviluppare un glioma maligno. E il rischio sarebbe ancora più grande dal lato della testa su cui appoggia il cellulare: più che triplicato nel primo caso, addirittura quintuplicato nel secondo. «Queste valutazioni danno un campione esauriente per valutare i rischi di aumento di neuromi e glomi – hanno sottolineato Hardell e Mild - . Non solo. In base a questi risultati, non si possono nemmeno escludere la presenza di altre forme di tumore al cervello»." (Da: Corriere della Sera).


Istituto Ramazzini e Morando Soffritti  "A tutt’oggi gli studi condotti in vari paesi sono stati numerosi e, anche se i risultati non possono essere considerati conclusivi in quanto il periodo di utilizzo dei telefonini è ancora troppo breve, hanno evidenziato un aumento del rischio di tumori del nervo acustico e del cervello. Tale rischio comincia a manifestarsi dopo dieci e più anni dall’inizio dell’uso e aumenta ancora di più in coloro che sono abituati a usare il telefonino prevalentemente sullo stesso lato della testa. Studi sperimentali condotti sui roditori (ratti e topi) esposti in varie situazioni a onde elettromagnetiche della telefonia mobile non hanno prodotto risultati conclusivi. [...] Quanto sopra riportato indica che le conoscenze scientifiche a tutt’oggi disponibili sono limitate. Tuttavia, sulla base dei risultati di recenti studi epidemiologici e, in attesa di quelli sperimentali, si impone che l’esposizione della popolazione alle onde elettromagnetiche venga limitata il più possibile. È consigliabile limitare l’utilizzo dei telefonini soprattutto da parte di bambini e adolescenti, la fascia di popolazione più vulnerabile, come più volte raccomandato dalle autorità sanitarie inglesi e svedesi." (Da Recenti dati sui rischi cancerogeni dei telefonini - 2008).


OMS - IARC (2011) Il gruppo di ricercatori, coordinato da Jonathan Samet, ha infatti concluso che i telefonini devono essere inclusi nella categoria 2B, quella cioè che comprende le sostanze potenzialmente cancerogene per gli individui". Il rischio si riferisce alla contrazione del glioma, un tumore del cervello, e del neurinoma acustico, che riguarda l'ottavo nervo cranico e quindi interessa le funzioni dell'udito e dell'equilibrio, mentre non ci sono evidenze per altri tipi di tumore. L'Organizzazione mondiale della sanità ha invitato a non cedere ad allarmismi e ad assumere precauzioni come l'utilizzo di auricolari, un maggiore utilizzo di SMS e un uso diretto da parte dei più giovani, più vulnerabili all'esposizione. (IARC classifies radiofrequency electromagnetic fields as possibly carcinogenic to humans).

Come mai risultati così opposti? Perché i vari studi tentano di sminuirsi l'un l'altro? Le principali critiche reciproche sono sui metodi di ricerca: molto spesso è capitato che i soggetti studiate avevano utilizzato il cellulare troppo poco tempo per decretarne gli effetti oppure veniva chiesto loro di ricordare dati specifici sull'utilizzo di tale apparecchio. E' ovvio che questa dati possono risultare piuttosto incerti e imprecisi.











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